Questo reportage è stato pubblicato originariamente (2017) sulla defunta rivista online The Towner. Nel frattempo ho avuto una figlia, e l’ho portata al Luneur Park… C’è fame di speranza, nella Capitale. La verità è che questa ricorrente narrativa del degrado di Roma, l’invivibile e decadente Grande Bellezza, ha un po’ stancato. Siamo invasi dagli scrittori affermati che sputano articoli sui grandi quotidiani raccontando dei ristoranti che non battono gli scontrini e tengono i tavoli abusivi sui marciapiedi, subiamo il confronto continuo sostenuto dai sindaci delle città virtuose, della serie “ti piace vincere facile”, non se ne può più. I problemi ci sono, ma sentirseli ripetere senza soluzione di continuità sotterra l’animo sotto una coltre di tristezza. Mentre si aspettano segnali di vita dalla giunta neo-eletta, mentre si lotta quotidianamente con il traffico, la monnezza e la turnistica creativa dei mezzi pubblici, ecco arrivare delle novità in controtendenza con il mood catastrofista, direttamente dal quartiere più efficiente e avanguardista di tutti, l’EUR, nell’ultimo ventennio ridotto a un agglomerato di cantieri sospesi nel tempo come scenografie di un film già girato e archiviato. Hanno finito il Centro Congressi, la “Nuvola” di Fuksas. Finalmente, un esempio negativo in meno da additare, anche se ci sono… Read More
Un’educazione milanese
“Cerco ponti in cui lo spaesamento e il sentirmi a casa coincidano. E su quei ponti finiscono con l’apparire, tenere e meridiane, le figure che mi riconducono là dove io sono cominciato e dove è cominciata per me questa città» Quale miglior definizione di Milano di questo estratto da “Un’educazione milanese”, il primo libro di Alberto Rollo, direttore editoriale di lungo corso, pubblicato dalla salentina Manni? Un ponte per l’Europa, un ponte per il futuro, ma anche un luogo di vita e formazione, soprattutto per quelli della generazione dell’autore, che hanno vissuto appieno la trasformazione da città operaia a metropoli moderna, frenetica e accattivante. Per chi, come me, non ha mai vissuto a Milano, è difficile resistere alla curiosità e sottrarsi alla narrazione di Rollo, un memoir di formazione sparpagliato nel ventennio 1959-1979, troppo denso di avvenimenti culturali e politici per non incidere nella crescita e nelle svolte personali dell’autore. Figlio di una famiglia proletaria di origini leccesi, in un’epoca in cui l’identità di classe era ancora molto forte, Rollo impernia il libro su tre fondamenta molto solide: il racconto (anche architetturale) della città, il suo rapporto con il padre e l’epopea rivoluzionaria tra il 1967 e il 1975, sintetizzata… Read More
Il signor Rossi
I vigili urbani sono sempre più rari agli incroci della Capitale, sporadici come i piccioni cacciati via dai gabbiani migrati dal litorale romano perché ammaliati dall’olezzo delle strade, dove gli spazzini latitano solidali con tutti i colleghi comunali. La grande discontinuità è tutta lì: una città con la manutenzione di chi è stato dimenticato da tempo, e nugoli di persone dappertutto. Il viavai sui marciapiedi non lascia tracce nella memoria, chiunque potrebbe essere qualcuno, tutti ci lasciano indifferenti in equal misura. Ai crocevia riconosci soltanto gli agenti immobiliari, irriducibili nonostante la crisi del mattone, in giacca cravatta e cartellina di pelle d’ordinanza. Un agente immobiliare fissa quasi sempre l’appuntamento ad un incrocio, perché sono punti di maggior visibilità, e Dio solo sa quanto essi ne abbiano bisogno. Anche se tutti sanno percepire l’essenza di un agente immobiliare, i gesti, i modi, nessuno li osserva in volto, nessuno li rammenta anche dopo pochi minuti che la visita è terminata. Figuriamoci ricordarne il nome, stampato sugli infiniti biglietti da visita in cartoncino che vengono estratti come munizioni dalla tasca interna della giacca, simbolo di un “aggancio” verso il potenziale cliente che nella maggioranza dei casi è vero solo su carta, appunto. Quasi tutti,… Read More
La città smarrita nella neve
(Questo brano è tratto da Marcovaldo, ovvero Le stagioni in città, di Italo Calvino. Potete acquistare il libro a questo link) Quel mattino lo svegliò il silenzio. Marcovaldo si tirò su dal letto col senso di qualcosa di strano nell’aria. Non capiva che ora era, la luce tra le stecche delle persiane era diversa da quella di tutte le ore del giorno e della notte. Aperse la finestra: la città non c’era più, era stata sostituita da un foglio bianco. Aguzzando lo sguardo, distinse, in mezzo al bianco, alcune linee quasi cancellate, che corrispondevano a quelle della vista abituale: le finestre e i tetti e i lampioni lì intorno, ma perdute sotto tutta la neve che c’era calata sopra nella notte. – La neve! – gridò Marcovaldo alla moglie, ossia fece per gridare, ma la voce gli uscì attutita. Come sulle linee e sui colori e sulle prospettive, la neve era caduta sui rumori, anzi sulla possibilità stessa di far rumore; i suoni, in uno spazio imbottito, non vibravano. Andò al lavoro a piedi; i tram erano fermi per la neve. Per strada, aprendosi lui stesso la sua pista, si sentì libero come non s’era mai sentito. Nelle vie cittadine… Read More
Il Capodanno del 2000
(Questo brano è tratto dal romanzo “Cronache Urbane”). Il Capodanno del Duemila sarebbe stato memorabile. Se ne iniziò a parlare fin dall’estate, ci trovavamo in un campeggio sul litorale toscano, confusi tra un tormentone di Alexia, le nottate in spiaggia e i ripetuti tentativi di fare colpo su un gruppetto di ragazze milanesi. Eravamo giovani universitari che avevano già abbandonato l’adolescenza senza rendersene conto, come accade a chi non ha nulla a cui pensare. Erano gli anni Novanta, fucina del disimpegno, mentre il mondo cambiava sotto i nostri piedi. La discoteca come luogo-simbolo di una decade. Tanti ammiccamenti, presunti più che reali, e i patetici tentativi di arginare la fame con i miseri buffet freddi offerti con il biglietto d’ingresso. Il Capodanno del Duemila non sarebbe stato il solito Capodanno. Quello del Piper, del Kaos o del Goa, dei timpani feriti dalla musica chiassosa e ininterrotta, delle escursioni termiche per accompagnare fuori dal locale gli amici che fumavano, della consueta insoddisfazione finale, quando ti ritrovavi in macchina con le stesse quattro persone con cui eri arrivato, non avevi conosciuto nessuna ragazza e scaricavi le colpe sulla logistica. Nessun divanetto, nessun angolo silenzioso, nulla che potesse facilitare un approccio. Coraggio e… Read More
Fenomenologia dell’Aurelio
Quanta presunzione deve albergare in noi romani, per pretendere di dare ai quartieri i nomi delle strade consolari, quelle lunghe arterie che collegano la Capitale al resto d’Italia. Se non si tratta di appropriazione indebita, è solo perché questi lunghi itinerari che s’irradiano dal Centro sono stati costruiti da chi abitava qui parecchi secoli fa, e che forse ci ha convinti a compiere un abuso di potere prendendoci il nome. Nessuno dei quartieri “consolari”, nei fatti, copre per estensione l’intero tratto urbano della strada di riferimento, quello che porta dal Centro ai confini del GRA. Ci sono i casi generici, come Ardeatino, Laurentino o Nomentano, che vengono usati raramente, surclassati da suburbi più “famosi” come Tormarancia, Cecchignola, Montesacro; ci sono quelli dalla toponomastica variabile come il Tiburtino, che una volta era solo San Lorenzo, poi negli Anni Cinquanta ha oltrepassato il Verano e il fiume con il progetto INA-Casa per infine ricongiungersi con Santa Maria del Soccorso e i casermoni del Tiburtino III; ci sono quelli che non hanno alcuna unitarietà, e che anzi caratterizzano fortemente la loro frammentazione, come l’Appio S.Giovanni, l’Appio Latino, l’Appio Claudio, l’Appio Tuscolano. Quando si parla dell’Aurelio, invece, tutto è assai più definito, circoscritto e… Read More
Cronache dalla Roma di Fuori: Ponte di Nona
La Roma di Fuori è un non-luogo. Non esiste nelle mappe, non esiste nelle istituzioni. E’ una cintura irregolare che circonda la Capitale, oltre il Grande Raccordo Anulare, ai confini con i comuni limitrofi: ne fa parte, ma solo sulla carta, a volte neanche quella. Le chiamano “nuove periferie” e sembrano tutte uguali: un centro commerciale e tanti servizi promessi, mai mantenuti. Sono quartieri-dormitorio, meta dei trentenni single o delle giovani coppie che a Roma non possono permettersi di comprare in zone centrali. In questa serie di reportage le visiteremo una ad una. Puntate precedenti Bufalotta/Porta di Roma Parco Leonardo Non volevo scrivere di Ponte di Nona. Volevo evitarlo, come fanno gli snob quando un tema a loro caro diventa piuttosto popolare e per loro non ha più senso portarlo in giro, renderlo fulcro del loro repertorio. Se ne parlano tutti, io non ne parlo più. Non posso far finta di non sapere che Ponte di Nona è l’Esempio, didascalico, osceno e quasi pornografico, della Roma di Fuori. Tuttavia, proprio perché paradigma delle nuove periferie romane, è stata assai raccontata, in modo a volte distorto, e in questa serie di articoli mi ero prefigurato di far emergere realtà meno note. Non è facile parlare… Read More
Cronache dalla Roma di Fuori: Parco Leonardo
La Roma di Fuori è un non-luogo. Non esiste nelle mappe, non esiste nelle istituzioni. E’ una cintura irregolare che circonda la Capitale, oltre il Grande Raccordo Anulare, ai confini con i comuni limitrofi: ne fa parte, ma solo sulla carta, a volte neanche quella. Le chiamano “nuove periferie” e sembrano tutte uguali: un centro commerciale e tanti servizi promessi, mai mantenuti. Sono quartieri-dormitorio, meta dei trentenni single o delle giovani coppie che a Roma non possono permettersi di comprare in zone centrali. In questa serie di reportage le visiteremo una ad una. Puntate precedenti Bufalotta/Porta di Roma In astronomia, le Pleiadi sono un gruppo di stelle mutuate dalla mitologia greca che, nell’era classica, i navigatori attendevano prima di mettersi in mare. Pleiadi è anche il nome del primo nucleo residenziale nato sotto l’egida del progetto Parco Leonardo. Una scelta che forse non è così casuale, dato che l’acqua è elemento decisivo nell’intera realizzazione di questo moderno quartiere. Il Tevere è letteralmente a due passi, poche decine di metri e la via Portuense che si snoda rettilinea verso il Lago Traiano e l’Isola Sacra. Qualche decennio fa questa lingua di terreno venne sottoposta a un’opera di completa bonifica per strapparla alle grinfie del fiume. Un… Read More
Cronache dalla Roma di Fuori: Bufalotta/Porta di Roma
La Roma di Fuori è un non-luogo. Non esiste nelle mappe, non esiste nelle istituzioni. E’ una cintura irregolare che circonda la Capitale, oltre il Grande Raccordo Anulare, ai confini con i comuni limitrofi: ne fa parte, ma solo sulla carta, a volte neanche quella. Le chiamano “nuove periferie” e sembrano tutte uguali: un centro commerciale e tanti servizi promessi, mai mantenuti. Sono quartieri-dormitorio, meta dei trentenni single o delle giovani coppie che a Roma non possono permettersi di comprare in zone centrali. In questa serie di reportage le visiteremo una ad una. Chissà cos’avrebbe pensato il grande Carmelo Bene, a sapere che gli avrebbero dedicato una via nel Comune di Roma. Una figura così controversa, infine istituzionalizzata. Chissà cos’avrebbe pensato nel vedersi dedicare il viale principale del neo-quartiere Porta di Roma, un vasto appezzamento di terreno che unisce Casal Boccone e Fidene attraversando il Parco delle Sabine e costeggiando, parallelo, il Grande Raccordo Anulare. Viale Carmelo Bene non è come il nome farebbe pensare, non è una strada di negozi, di passeggio o di belvedere, anche se la linea dell’orizzonte arriva fino ai profili del Colle Salario. E’ un ibrido tra una circonvallazione veloce e una sopraelevata, e accompagna i fuoriusciti dal Centro Commerciale…. Read More
Non c’è più Blu a Bologna
Negli ultimi giorni ha fatto molto parlare la vicenda di Blu, il noto street artist italiano che ha deciso di rimuovere dai muri di Bologna tutte le sue opere, coprendole di vernice grigia, in segno di protesta contro la mostra organizzata da una potente istituzione culturale, Genus Bononiae, sostenuta dalla fondazione bancaria Carisbo e presieduta dall’ex rettore Fabio Roversi Monaco. Una mostra che con l’obiettivo di preservare le opere di street art (negli anni passati oggetto di critica da parte del movimento artistico “tradizionale”) le sta staccando e musealizzando, spesso senza chiederne il consenso agli autori. Un fatto che secondo Blu e altri del movimento è totalmente contrario, opposto alla filosofia della street art, che è quella di abbellire il bene comune, non di privatizzarlo e renderlo accessibile a pochi, secondo una logica di accumulo delle ricchezze che è tipico della società globalizzata. Ha fatto bene a compiere un gesto così estremo? Chi ha ragione? Il dibattito in Rete è stato sentito e divisorio come in pochi casi. Si è discusso sul legame (necessario o meno) tra arte e business, su quanto possa essere estendibile il concetto di proprietà d’autore per delle opere che dovrebbero essere un “regalo” ai quartieri e… Read More