La bellezza di Francesco Totti

©Claudio Bernardi/LapresseRoma, 10 febbraio 2014 – Porta MetroniaRealizzato il primo murales di un progetto dedicato a 4 miti delle giovani generazioni. Il volto di Francesco Totti dipinto sulla facciata della scuola media “Carlo Urbani”, ex “Giovanni Pascoli”, che Totti frequentava da piccolo. L’opera realizzata dall’artista di Street-Art, Lucamaleonte, uno dei più consciuti del suo genere.nella foto: il murales rappresentante Francesco Totti Non sono mai riuscita a capire se Lara sia veramente tifosa della Roma, eppure ricordo di averla vista entusiasta, e poi delusa, lungo i tanti laboriosi secondi posti in campionato della Magica negli ultimi tempi. Ricordo di averle sentito dire che sognava di scrivere un libro dal titolo La bellezza di Francesco Totti, una specie di saggio su come la sua faccia avesse dato diritto di cittadinanza a un certo tipo di avvenenza popolare, ma precisava che era un titolo furbo per attirare lettori e che avrebbe parlato anche di altri. Per una romanista vera l’ultima frase sarebbe stata una bestemmia, con me non rischiava nessuna fatwah. Quel proposito, come molti altri suoi, è rimasto a mezzo. Lara ha vissuto dodici anni a Primavalle, dove ci siamo conosciute. Ci era arrivata da un quartiere borghese e per i primi… Read More

Babilonia, Roma

Andavo a scuola a Viale Marconi e tutti i miei compagni abitavano lì. Nei pomeriggi di sabato o nelle rare giornate senza compiti il rettilineo del Fiume Rosso, come lo chiamavamo in confidenza, suggeriva solo due direzioni possibili: l’EUR quando si voleva prendere aria, il centro di Roma quando si volevano fare acquisti. Rita e io andavamo quasi sempre al centro, ma non è che facessimo tutti questi acquisti, ci piaceva e basta. C’erano le rovine in cui si entrava gratis, c’erano le chiese nere di smog per curiosare, c’erano finestre illuminate per immaginarsi come si poteva vivere, davanti al teatro Quirino o vicino a Fontana di Trevi. C’era il calare della sera che d’inverno ci sorprendeva fuori casa, in piedi dietro al finestrino di un autobus, stanche ma piene di vaghe aspettative. Come ve lo spiego? Al centro ci sentivamo come in una canzone di Claudio Baglioni, ispirate da impressioni e pensieri che sembravano esistere solo lì, mille e più tramonti dietro i fili del tram e tutto il resto. C’erano anche i negozi, ma per noi erano il meno. Cercavamo di tenerci lontane dal volgo profano che la metropolitana A, quasi nuova a quei tempi, vomitava a getto… Read More

Fuori porta

Sulla mappa di Roma c’è una specie di triangolo con un vertice acuto puntato sull’inferno di Piazzale Numa Pompilio, tra le catacombe e l’EUR, che conserva ancora a nord-ovest una sacca di spazi vuoti, sempre più ridotta e assediata. Io non sono nata lì, ma è il primo posto che ricordo bene. C’erano pecore, campi di grano, casali diroccati. Ignoravamo che gli altri bambini non vivevano in mezzo a a queste cose. Continuavamo nonostante i rimproveri dei grandi a inghiottire polvere succhiando il didietro dei fiori, per il piacere di quella minuscola goccia di nettare. A pensarci bene, questo potrebbe spiegare molte cose.  L’orizzonte veniva eroso dai palazzi anno dopo anno, alimentando fantasie di decadenza inarrestabile del mondo. Il ristorante esiste da sempre, da quel tipo di sempre che mi posso ricordare. Da quando era piantato saldamente in mezzo alla campagna e ci si andava soprattutto per i pranzi di comunione. Era vicino casa, era un posto grande ma abbastanza triste, sia perché spoglio sia perché a suo modo inevitabile, scontato, per le cerimonie di chi vivesse nel nostro quartiere. Per sfuggire al volgo profano, per la nostra prima comunione mia madre ci portò in un altro ristorante fuori porta,… Read More