Pasolini, eroe borghese

Quarant’anni fa, l’omicidio di Pier Paolo Pasolini irrompeva tra le pieghe ideologiche e nell’immaginario collettivo della società italiana, per non abbandonarlo più. Sul caso investigativo e giudiziario esiste ormai una bibliografia dedicata e decine di teorie che spaziano tra l’assassinio politico, il complotto ordito da gruppi di potere denunciati nell’ultima opera incompiuta (“Petrolio”), fino ad arrivare a condannati che ritrattano a distanza di decenni, gettando nuove luci, e altrettante ombre, su un delitto che ha scosso tanti ambienti. Sono decine, centinaia, migliaia i modi di ricordare il grande scrittore e regista, non soltanto ora in questi giorni che cade l’anniversario. Non s’è mai smesso di parlare di Pasolini, argomento sempre attuale, spesso ben oltre la reale portata della sua opera, comunque enorme, che rischia di rimanere secondaria. Forse ha ragione Francesco Longo quando provoca, su Rivista Studio, circa i presunti “danni” dell’eredità pasoliniana al panorama culturale nostrano. Pasolini è stato artista prima che scrittore e oramai personaggio prima che artista. Sulla bocca di tutti, anche e soprattutto su quella di chi non ha mai letto i suoi libri o visto i suoi film. La morte violenta e prematura ha scolpito il mito nella pietra, immortalando l’effige di un eroe schierato contro i… Read More

In trasferta

Gloria dormiva ancora nella sua camera. Mattia l’aveva tenuta sveglia fin dopo la mezzanotte, con i suoi dolorini, poi era crollato. Anche se non dormiva con loro, Pietro aveva sentito i lamenti e il vociare attraverso i muri. Pur trovandosi in un convento, l’edificio era di recente fattura, e le pareti divisorie tutt’altro che insonorizzate. Erano le sei di mattina, e l’alba tardava ad arrivare, sulla Valle dei Casali. Era quel periodo dell’anno, fine settembre, in cui l’estate era ormai finita ma mancava ancora un mese all’adozione dell’ora solare. Pietro indossò in fretta la canotta, i pantaloncini e le scarpe da corsa, e uscì dalla sua stanza. Qualche sorella percorreva già i lunghi corridoi, tornando dalla colazione o dalla preghiera. Lui le guardava con un sorriso riverente, loro con la bonaria comprensione di chi aveva imparato a conoscere le sue abitudini. Il freschetto di quell’ora lo investì, quando mise il naso fuori, ma lui non ci fece caso. Se avesse corso a Campobasso si sarebbe coperto di più, a Roma il clima era ben più mite per un molisano doc come lui, che si trovava ormai periodicamente nella Capitale. Il marciapiede di via del Casaletto era stretto, in alcuni tratti… Read More

Le case di Pasolini

La stanza si stava oscurando, presto avremmo dovuto accendere la luce. Il dì lavorativo canonico era agli sgoccioli, e dovevamo colloquiare ancora sei persone. Ferretti sbuffava, infastidito. – Non possiamo proseguire domani? Sono quasi le sei! Gli risposi che no, non potevamo. Domani avremmo dovuto lavorare alla relazione da presentare al cliente, il cuore della nostra consulenza, e non potevamo prenderla alla leggera. Avevamo bisogno di una giornata intera per dare le indicazioni richieste. Ferretti si alzò scocciato e andò a chiamare il prossimo. Io stavo già esaminando il CV e la sua storia nell’azienda, il settore d’assegnazione e le mansioni svolte dall’assunzione. Avvertii la novella presenza in stanza quando l’esaminato si sedette davanti a me, ed alzai gli occhi. Gli strinsi la mano ma non mi uscì nulla dalla bocca. “Quel volto. La foto. La lettera. La lettera di Anna.” Aveva trentasette anni, ed era stato tra gli ultimi assunti in azienda, dopo una decina d’anni tra stage, precariato e interinale, poco prima della grande crisi. Lo squadrai per una manciata di secondi, prima di iniziare. Era prestante e con un bel completo grigio, ma dava l’impressione di vestire assai diversamente, nella vita privata. – Allora, lei cosa ne pensa… Read More