Metronovela romana

Stefano Bartezzaghi, noto saggista ed enigmista, ha di recente pubblicato un nuovo libro, M: una metronovela, un divertente e divertito viaggio nella metropolitana di Milano, un modo per raccontare la città lombarda attraverso vizi e virtù dei suoi abitanti, condendoli con aneddoti personali e le consuete riflessioni linguistiche. All’interno di questo bel romanzo urbano è presente anche un omaggio a Roma, un capitolo dedicato alla linea A della metro capitolina. Questo post si occuperà invece dell’altra principale linea della Capitale, la B.

A Roma la Metropolitana è una rarità, in almeno due sensi del termine.

E’ rara in senso territoriale, perché della miriade di quartieri di cui è composta la città, sono in pochi i fortunati a essere attraversati da una delle tre linee, ad avere le fermate a portata di gamba. Chi ce l’ha, scandisce i propri ritmi sugli orari di apertura e chiusura e sui tanti disservizi che purtroppo la infestano. E’ difficile per un utente della metropolitana abituarsi ai bus sostitutivi, quelli che lottano con gli automobilisti nel traffico. Il passeggero del metrò vive per allontanarsi dalla linea gialla, riesce a distinguere anche le fermate tutte uguali sulla via Tuscolana, ma non sa che con il 671 può arrivare dall’Arco di Travertino all’EUR, senza attraversare mezza città saltando tra due linee.

La Metro a Roma è, ahinoi, rara anche in senso frequenziale. Le banchine si riempiono nell’ora di punta, nei casi migliori passano tre-cinque minuti tra un treno e l’altro, in quelli peggiori si superano i dieci minuti, ma il meglio di sé lo dà negli altri orari, quelli dimenticati dai pendolari e anche dal servizio pubblico, quando puoi arrivare ad attendere anche venti minuti prima di scorgere, in lontananza, i fari del convoglio, che spunta dalla galleria.

Costruire la metro a Roma è sempre stato fonte di problemi e ritardi. Ci pensarono per primi i fascisti ai tempi dell’Esposizione Universale, poi arrivarono le talpe scavatrici raccontate da Fellini, che tanti danno crearono ai palazzi nei dintorni, e ora gli interminabili lavori per la linea C, che entro il 2020 dovrebbe arrivare ai Fori Imperiali, siti archeologici permettendo. Almeno quindici anni di lavori, nulla di meno di quanto già accaduto con le sorelle più “anziane”, come se questa città respingesse, in fondo, l’idea stessa di avere un servizio sotterraneo.

La metro più vecchia della Capitale è la B, quest’anno ha compiuto sessant’anni, e forse non è un caso che sia stata chiamata così, con un ordine alfabetico non rispettato. B come Blu, il colore che la rappresenta, B come serie B, B come Bistrattata. Ha ancora almeno la metà dei vagoni di vecchia generazione, tutti ricoperti dal colore dei writer, è perennemente in ritardo e soffre pure di reumatismi, visto che quando piove, nove volte su dieci, viene chiusa.

Laurentina

Il capolinea sorge nella zona delle software house romane, il cuore delle società di consulenza informatica, tra Vigna Murata, via del Serafico e viale dell’Oceano Atlantico. C’è un grande piazzale sovrastato da un enorme e moderno centro direzionale, ed è ricoperto di banchine per gli autobus che partono verso ogni tratta, ci sono anche quelli della Cotral che portano ai centri abitati pontini.

EUR Fermi

E’ la prima delle due fermate che confondono le idee ai viaggiatori occasionali, gemelle perché si affacciano sulla stessa strada, la lunghissima viale America, divise solo dal doppio ponte che sovrasta il laghetto artificiale. Vicino alle scalette s’installa un mercatino di bancarelle ultra-economiche, un suk, qualcosa che non ti aspetteresti in un quartiere di status symbol come l’EUR. Certe volte ti guardi in giro, alla ricerca di biancheria o di qualche oggetto per la casa a prezzi stracciati. Il palazzone dell’ENI ti guarda dall’alto, e ti compatisce un po’.

EUR Palasport

Chi pensa di scendere qui e trovarsi di fronte il celebre edificio dedicato a sport ed eventi, costruito nel Dopoguerra da Pier Luigi Nervi, resterà deluso. Il PalaEUR, di recente rinominato da un famoso gestore di giochi, dista circa un chilometro dalla fermata, che in realtà è molto più utilizzata dai migliaia di salariati che si disperdono nei vari uffici della zona.

EUR Magliana

Snodo importante, è la prima delle fermate che la linea ha in comune con il “trenino” Roma-Lido, preso d’assalto dai pendolari che vivono a Ostia e Acilia, al cui confronto la Metro B sembra un servizio platinum erogato in qualche città del Nord Europa. L’ingresso della fermata è un po’ nascosto alla strada, si raggiunge scendendo una corta rampa di scale. Quelli che abitano in quartieri privi di Metro come Portuense o Monteverde vengono da queste parti, parcheggiano nello stretto piazzale che si allunga fino a viale Val Fiorita, di fronte al Parco Rosati, infilati tra le navette aziendali che aspettano i dipendenti prima di iniziare il tour delle sedi. Nel tardo pomeriggio arrivano le prostitute, che scendono alla stazione, si cambiano dietro qualche cespuglio dall’altro lato della strada, e iniziano a passeggiare lungo il marciapiede.

Marconi

Fermata universitaria, si trova accanto alla Facoltà di Lettere di Roma Tre. Ragazzi e ragazze con zaini in spalla e libri al braccio dappertutto, e a ogni ora. Volantini agli angoli della banchina, annunci appesi sui muri scoloriti, numeri di telefono scritti su bigliettini strappati.

Basilica S.Paolo

Tra Marconi e San Paolo ci sono una manciata di secondi di distanza, non fai neanche in tempo a contare le vetrine che si affacciano su via Gaspare Gozzi. Si esce su via Giustiniano Imperatore, a due passi dalla Basilica, a due passi dal McDonald’s. E’ il vero portale del quartiere Ostiense, urbanità grigia per umanità colorata.

Garbatella

A metà tra la tradizione e il futuro, con il ponte di Calatrava intitolato a Settimia Spizzichino in bella vista. E’ l’ultima fermata a cielo aperto, ci si arriva guardando il Gazometro in lontananza. All’uscita c’è un breve vialetto lastricato dove gli sfaccendati chiacchierano in libertà. Ogni tanto qualche ragazzo passa con un grosso album sotto l’ascella, è uno degli allievi della scuola di fumetti che sta lì a due passi.

Piramide

Piramide è il capolinea della Roma-Lido, e dell’ormai ex-periferia. Qui passa di tutto, dalla metro ai treni regionali, e possiede il più complesso sistema di uscite, con una lunga galleria pedonale che ti porta fino a quello che una volta si chiamava air terminal, posto per concerti di radio alternative. Ora ci stanno Eataly e Italo. L’uscita principale di questo edificio fascista è su piazzale Ostiense, da dove si vedono la Porta San Paolo e la Piramide Cestia. Per tuffarti in questo crocevia di speranze e impegni devi superare quei tre gradini che ti separano dalla strada, habitat naturale di borseggiatori, ritrovi di comitive di coatti, appuntamenti di amici che si reincontrano a distanza di mesi, o di anni, perché il Caso li fa abitare in due quadranti opposti dalla città.

Circo Massimo

Luogo di eventi e concerti, ma anche di turismo archeologico, divide le sue uscite tra i due lati di viale Aventino, tra chi scende per piacere, e chi scende per scopi governativi internazionali, ed entra nel palazzo della FAO.

Colosseo

Suggestiva, perché quando si esce dai tornelli ci si ritrova l’Anfiteatro Flavio, l’Arco di Costantino e tutti i Fori Imperiali di fronte agli occhi, e ora che c’è una quasi completa pedonalizzazione, sembra quasi di fare un salto indietro di due millenni. Fonte di un incontenibile e continuo traffico di turisti, che svuotano e riempiono i vagoni a ogni ora.

Cavour

E’ la fermata invisibile, compressa tra due delle più importanti, ci salgono e scendono pochissime persone al giorno. E’ quasi nascosta, nel sottoscala di via Cavour, tra la via Urbana e la piazza della Suburra. E’ l’ideale, per una passeggiata tra i vicoli e i locali del Rione Monti. In quelle rare volte in cui esci di qui, ti penti di non farlo più spesso, e di dimenticarti dello stress quotidiano.

Termini

Una volta era il capolinea, ora è metà del viaggio. A Termini scendono tutti e salgono tutti, è raro che qualcuno l’attraversi indifferente. C’è chi passa alla linea A, chi viene dalla linea A, chi è sceso al capolinea dei bus di Piazza dei Cinquecento, c’è chi va e viene dalla ferrovia. Questo ricambio di passeggeri assomiglia a un lavaggio completo del sangue, e genera un caos fisiologico amplificato dal percorso di scambio piuttosto ambiguo, nel mezzo del quale imperversano gli scippatori. Nella ressa ci sono quelli che si confondono, e salgono sul treno che porta a viale Jonio (linea B1) anziché a Rebibbia (linea B). Se ne accorgeranno solo dopo la fermata di Piazza Bologna.

(La foto è di Francesca Minonne).

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